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Aspettando il Bolshoi. Jacopo Tissi. Dalla Russia con amore

Jacopo, una carriera in rampa di lancio nella compagnia russa, si racconta

Di Valentina Bonelli 04/09/2018
Aspettando il Bolshoi. Jacopo Tissi. Dalla Russia con amore
Aspettando il Bolshoi. Jacopo Tissi. Dalla Russia con amore

Uno dei più promettenti ballerini della sua generazione, Jacopo Tissi, appena tornato a Milano dopo un anno di trattative per strapparlo al Balletto di Vienna e subito onorato di un debutto eccellente alla prima rappresentazione della Bella addormentata di Ratmansky accanto a Svetlana Zakharova è stato uno dei giovanissimi che Makhar Vaziev ha lanciato durante la sua direzione a Milano. Ma che ci ha anche strappato, quando, divenuto direttore del Balletto del Bolshoi di Mosca ha chiamato il giovanissimo italiano nelle sue file. Nel brevissimo lasso di tempo di un anno Jacopo è stato nominato solista della compagnia e i debutti si susseguono. Mentre a noi non resta che vederlo in occasioni speciali, come il Gala des Etoiles all'Auditorium Parco della Musica di Roma dove danzerà il 27 e 28 gennaio a fianco di Alena Kovaleva.

Per l'occasione in attesa di rivederlo vi proponiamo qui una parte dell'intervista che Jacopo rilasciò proprio in procinto di partire per Mosca a Valentina Bonelli, pubblicata su Danza&Danza n.271 novembre/dicembre 2016.

Sarà rimasto male all’annuncio della partenza di Vaziev… 
Beh, sì… Avevamo iniziato da poco un percorso insieme che si andava a interrompere. Il Maestro mi seguiva in prova per migliorare la tecnica, la coordinazione, i giri, i salti, le combinazioni e naturalmente, durante i balletti, mi dava lezioni di stile e di portamento. È stato un periodo breve ma molto intenso, accanto a un mentore importante. Alla sua partenza è seguito un periodo di spaesamento, non lo nego. Parlando con lui ne ho capito le ragioni: era stata una scelta difficile, vista il suo grande affetto per La Scala e per i suoi ballerini, ma l’opportunità di andare al Bol’šoj era irrinunciabile. Mi promise però che avremmo mantenuto i contatti per vedere cosa fosse capitato a breve.

L’invito che le ha permesso di entrare al Bol’šoj, primo ballerino italiano assunto dal Teatro moscovita, come si è concretizzato?
Io e il maestro Vaziev eravamo rimasti in contatto nei mesi scorsi. In un rapporto di scambio da lontano, ho continuato a lavorare da solo su ciò a cui lavoravamo insieme. La volontà di continuare un percorso comune c’era anche da parte sua, ma ovviamente il Maestro ha voluto aspettare, il tempo di insediarsi e ambientarsi al Bol’šoj, lasciando che io lavorassi alla Scala sino alla fine della stagione. Quindi mi ha proposto di unirmi alla sua compagnia per un breve periodo di prova: è accaduto lo scorso luglio, per una settimana.

E come è andata?
Beh… un altro mondo! Che mi è piaciuto molto. Ho preso lezioni con la compagnia e ho ripreso a lavorare con il maestro Vaziev. Ovviamente a noi impressiona la possibilità che al Bol’šoj i ballerini hanno di lavorare in molte sale e accanto a bravissimi insegnanti, ex-ballerini che li seguono personalmente, oltre al numero elevatissimo di spettacoli, tra classici del balletto e nuove produzioni, rappresentati in due teatri.

In una compagnia com’è quella del Bol’šoj tradizionalmente chiusa agli stranieri, tanto più se non usciti dalla loro scuola, come è stato accolto?
Devo dire la verità: nel periodo di prova sono stati tutti molto amichevoli. Credo che abbiano apprezzato che un ragazzo con voglia di imparare e lavorare entrasse a far parte del loro gruppo. Ho conosciuto i Primi ballerini Olga Smirnova e Artëm Ovcarenko e ho avuto persino l’opportunità di provare con Svetlana Zakharova, visto che il suo partner non era a Mosca.

Riguardo invece allo stile russo, così peculiare per la compagnia, come crede che si integrerà?
Per fortuna alla Scuola di ballo ho avuto il maestro russo Leonid Nikonov con il quale ho studiato molto negli ultimi tre anni. Ho avuto l’opportunità di lavorare anche con Bella Rasinskaja e alla Scala con Vladimir Derevianko, Ol’ga Čenikova e lo stesso Vaziev. La scuola russa mi piace molto e avendo lavorato con tanti maestri russi mi sento già “affine” - diciamo così. Ora avrò solo da imparare, integrandomi nella compagnia.

 

da Danza & Danza 271, nov/dic 2016

 Tissi in Bayadére al Bolshoi foto di Damir Yusupov

 

 

 

 

 

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